Viviamo in un’epoca di grandi evoluzioni e di cambiamento tecnologico accelerato, dove in pochissimi anni sono state introdotte innovazioni e tecnologie che promettono di creare nuovi paradigmi economici e sociali.
È certamente questo il caso dell’Intelligenza Artificiale: oggi è in grado di sfornare contenuti, chatbot e algoritmi sono sempre più avanzati, i robot si sostituiscono all’uomo nei lavori manuali (come avviene da decenni, peraltro).
Il falso mito della tecnologia che “ruba” il lavoro all’uomo sembra alimentarsi ogni giorno di più. In realtà, le prospettive sono molto diverse. Digitalizzazione e tecnologie consentono sempre più di automatizzare alcune attività, soprattutto quelle le attività a basso valore aggiunto. Permettendo così alle persone di svincolarsi da compiti ripetitivi e poco stimolanti, per dedicarsi a qualcosa che abbia maggior valore. Questa visione è stata recentemente confermata dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) in uno studio, secondo cui l’intelligenza artificiale generativa ha maggiori probabilità di aumentare i posti di lavoro anziché distruggerli, automatizzando alcune mansioni piuttosto che sostituendole completamente. In tanti ambiti, infatti, nessuna tecnologia può eguagliare l’uomo, soprattutto nelle cosiddette soft skills. Secondo il rapporto, il lavoro impiegatizio e amministrativo sarà quello con la maggiore esposizione tecnologica, mentre per altre professioni – tra cui dirigenti, professionisti e tecnici – solo una piccola parte delle mansioni è considerata altamente esposta.
Quando l’algoritmo ci fa trovare il lavoro giusto
L’ultimo decennio ha portato a una rapida espansione della disponibilità e dell’interesse per gli strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale (AI) anche nel mondo degli annunci di lavoro. Anche InfoJobs ha introdotto uno sviluppo che misura l’affinità tra il profilo di chi cerca lavoro e una posizione lavorativa aperta. Il motore semantico incrocia i contenuti del profilo InfoJobs (in particolare quelli presenti nella descrizione dell’esperienza pregressa e delle skills) con quelli dell’offerta di lavoro: fornisce un punteggio, una percentuale, che rappresenta il livello di “affinità” tra il profilo e la posizione aperta.
Questo è un aiuto per trovare il lavoro più adatto: capire quanto il nostro profilo sia affine con la posizione può aiutarci a trovare le offerte più giuste, piuttosto che spingerci a intervenire per scrivere meglio il nostro profilo, in modo che l’algoritmo possa basarsi su informazioni più precise e accurate. Per esempio, completando la parte relativa alle skills: si possono accettare i suggerimenti automatici che la piattaforma InfoJobs propone.
L’intelligenza artificiale viene in aiuto, quindi, ma non può trovare il lavoro per noi: conta ancora avere un CV aggiornato e ben fatto. Anzi, forse è ancora più importante che in passato, perché deve contenere le “parole chiave” che gli algoritmi possono riconoscere come adatte a un determinato annuncio. Ed è importante ricordare che tutte le decisioni dipendono ancora dagli esseri umani, sono loro a continuare ad avere l’ultima parola in una selezione. Dunque: benvenuto curriculum, da aggiornare e cambiare con l’evolversi di aspirazioni e competenze acquisite, e massimo impegno nell’autodescrizione e nella narrazione di sé.