Il mercato del lavoro

Over 50 tra lavoro e pensione: la situazione in Italia

 

Per tanti lavoratori e lavoratrici italiani che hanno superato i 50 anni, il cammino verso la pensione è tutt’altro che lineare. Nonostante l’esperienza accumulata e la voglia di restare attivi, una parte significativa della popolazione over 50 si ritrova in una zona grigia: né pienamente inserita nel mercato del lavoro, né ancora raggiunta dalla tanto attesa pensione.

Secondo gli ultimi dati ISTAT, aggiornati al 2023 e pubblicati nel maggio 2025, solo il 32,1% degli italiani tra i 50 e i 74 anni riceve un assegno pensionistico. Una percentuale che, da sola, racconta quanto sia profondo il divario in termini di tutele sociali. Questo significa che quasi sette persone su dieci, in quella fascia d’età, devono continuare a lavorare o sperare di rientrare nel mercato occupazionale. E trovare lavoro dopo i 50 anni non sempre è un’impresa semplice.

La percentuale italiana risulta tra le più basse d’Europa, con una differenza di oltre otto punti percentuali rispetto alla media UE del 40,5%. Ad avere percentuali più basse di quelle italiane sono solo Spagna (24,3%), Danimarca (25,5%) e Grecia (31,7%). 

 

Il mercato del lavoro: luci e ombre per gli over 50

Il mercato del lavoro over 50 in Italia è fatto di contraddizioni. Da un lato, cresce la consapevolezza dell’importanza di valorizzare le competenze delle persone mature e con esperienza, dall’altro persistono le difficoltà legate all’età. Chi è vicino ai 60 anni, spesso, guarda alla pensione come un traguardo lontano e incerto. Con il continuo slittamento dell’età pensionabile e l’allungamento della vita lavorativa, molti si ritrovano a dover cercare o mantenere un’occupazione anche in età avanzata, spesso senza le energie di un tempo e in un mercato che sembra guardare altrove.

Eppure, molte aziende stanno riscoprendo il valore della seniority, tanto che quest’anno è stato introdotto anche un incentivo per chi potrebbe andare in pensione ma decide di continuare a lavorare. Del resto affidabilità, capacità relazionali, problem solving e spirito pratico sono qualità sempre più richieste.

C’è chi diventa mentore per i colleghi più giovani, chi intraprende percorsi da freelance, e chi addirittura apre una partita IVA per valorizzare il proprio know-how in autonomia.

Un pensionato su 10 ha avuto esperienza di lavoro dopo aver ricevuto la pensione. Il 71,8% dei pensionati ha smesso di lavorare al momento della pensione e un ulteriore 17,4% non lavorava già da prima.

Tra i pensionati che hanno continuato a lavorare subito dopo aver ricevuto la pensione (9,4% dei pensionati), più della metà (51,7%) dichiara di averlo fatto principalmente per soddisfazione personale e per continuare a essere produttivo nella società in cui vive.

 

A che età vanno in pensione gli italiani

L’età alla quale gli italiani ricevono la prima pensione si attesta in media a 61,4 anni, un dato molto vicino alla media europea che è di 61,3 anni. Curiosamente, però, questa età è più alta per le donne italiane, che iniziano a percepire la pensione mediamente a 61,9 anni, mentre per gli uomini l’età media è leggermente inferiore, 60,9 anni. Questo differenziale è importante soprattutto perché, a livello europeo, le donne tendono a ritirarsi dal lavoro prima degli uomini, con una media di 60,9 anni contro i 61,3 degli uomini.

Nel nostro Paese, invece, le donne vanno in pensione più tardi rispetto alla media europea, un aspetto che dipende da vari fattori, tra cui la carriera lavorativa spesso frammentata o interrotta, e le normative pensionistiche in continua evoluzione. Interessante notare come, mediamente, le donne inizino a percepire la pensione leggermente più tardi degli uomini (61 anni contro 60,8). L’età media di pensionamento è più alta al Sud (circa 62,3 anni), tra gli stranieri (63,5 anni) e tra i laureati (63,1 anni), riflettendo il posticipo dell’ingresso nel mercato del lavoro di queste categorie.

Infine, le riforme pensionistiche introdotte negli ultimi anni hanno allungato significativamente l’età media del pensionamento. Se fino al 2009 quasi il 90% delle persone andava in pensione prima dei 60 anni, oggi questa quota è scesa a poco più del 10%, con una riduzione più marcata tra gli uomini. Tutto questo rende ancora più evidente la necessità per chi è over 50 di considerare il lavoro come un percorso che può durare più a lungo del previsto.

 

Gli inoccupati e le donne

Dal report emerge che una persona su quattro over 50 non lavora e non percepisce alcun trattamento pensionistico. Si tratta di circa 5 milioni di persone con un’età media pari a 59,8 anni. Il 75,7% di loro è donna, ha cittadinanza italiana (92,6%) e possiede un basso livello di istruzione. La metà di loro vive al Sud, e un terzo non ha mai lavorato. 

A incidere negativamente è poi la differenza di genere. In Italia solo il 28% delle donne percepisce una pensione, mentre nel resto d’Europa la percentuale è pari al 40,7%. 

Quasi il 40% delle italiane over 50 non lavora ed è privo di una pensione. Per molte di loro, uscire dal mercato del lavoro – magari per motivi familiari o di cura – ha significato non riuscire più a rientrarvi, e trovarsi oggi senza reddito stabile né tutele previdenziali.

Tra i 65-74enni, soltanto il 68,3% delle donne percepisce un trattamento pensionistico, contro l’87,7% degli uomini; all’opposto, il 26,8% delle donne non lavora e non beneficia di alcuna pensione, percentuale quasi cinque volte più elevata rispetto a quella degli uomini (5,7%). 

Tale evidenza, che si verifica anche nella classe di età 50-64 anni (non è occupato e non ha una pensione il 40,5% delle donne contro il 15,4% degli uomini), è legata al fatto che la componente femminile si caratterizza rispetto a quella maschile per tassi di occupazione più contenuti, per carriere lavorative più brevi e discontinue e anche per una quota non trascurabile di coloro che non hanno mai lavorato, tutti elementi che concorrono a determinare un forte rischio di vulnerabilità economica in età avanzata.

 

Le sfide da affrontare (e le opportunità da cogliere)

In un’Italia che invecchia, rimettere al centro il lavoro over 50 è una sfida non più rimandabile. Non solo per garantire dignità e autonomia a chi ha già dato tanto al mondo del lavoro, ma anche per costruire un’economia davvero inclusiva, capace di valorizzare ogni fase della vita professionale.

Eppure, ci sono segnali incoraggianti. Crescono i corsi di digitalizzazione dedicati a chi ha più esperienza ma poca familiarità con le nuove tecnologie. Alcuni programmi pubblici e privati stanno puntando a formare gli over 50 per renderli più competitivi nei settori in espansione. Molti professionisti di lunga data stanno anche rivalutando la formazione continua, approcciandosi con curiosità a nuove competenze digitali, comunicative e manageriali. Un segnale che, quando c’è la possibilità di reinventarsi, la voglia di farlo non manca.

Perché lavorare a 50 o 60 anni non dovrebbe essere una corsa a ostacoli, ma la continuazione di un percorso professionale che ha ancora tanto da offrire.

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