Tu non capisci, tu non capisci, tu non capisci.
Sembra un mantra ma è un peso, un macigno, incredibile che con la poca facoltà di uso delle parole – attribuendo spesso poco significato – arrechiamo danni alle persone.
Impariamo ad essere obiettivi e rispettare ogni sfumatura perché questo potrebbe generare dei processi poco rassicuranti, pieni di cose non dette che sfocerebbero in un clima di ritorsioni senza senso.
Abbassare i toni per alzare l’umore e rendere più partecipi tutti, questo potrebbe essere uno slogan quando i social network ci rimandano notizie e contenuti così poco edificanti ai quali ci sentiamo costretti nella risposta.
Iniziamo a crearci un breve taccuino sul quale ogni giorno annotare ciò che ci piace di noi stessi, ciò che siamo riusciti a realizzare e ciò che vorremmo fare il giorno dopo.
Non usate il computer per queste note perché devono rappresentare delle “coccole di benessere” e renderci capaci di ricordare sempre chi siamo e cosa sappiamo fare.
Prendiamo un altro taccuino sul quale annotare ogni singola cosa che ci fa stare male, ci da fastidio, non ci soddisfa e ogni qual volta scriviamo poi lasciamolo lì, non riapriamolo continuamente se non per scrivere. Deve stare con noi ma non deve diventare un modo per rimuginare.
Sì perché questo è il problema maggiore, siamo bombardati di notizie da tutte le parti, cerchiamo di farci “cultura” nel modo che riteniamo opportuno e arriviamo alla fine della giornata stremati e soprattutto sconfortati, non voglio dire depressi, sentendoci dei falliti senza possibilità di resurrezione.
Quindi rimuginiamo su ciò che non siamo, su ciò che non sappiamo fare, sulle incertezze del mondo e su ciò che ci ha ferito – in maniera più o meno grave. Ritorna di forza la frase “Tu non capisci” e ci apre delle ferite profonde che vanno a minare quei pochi punti fermi che andiamo senza esercitare quella capacità, per me meravigliosa, di discernimento che dovrebbe permetterci di capire il valore di chi dice qualcosa, come lo dice e soprattutto che non si riferisce a noi.
Facile vero? Che ci vuole, si gira l’interruttore dall’altra parte e tutto si risolve ma invece non è così quindi servono strumenti e armi, quelle buone decisamente, per difenderci come i nostri magici taccuini.
Ma se tutto questo succede sistematicamente in ufficio, con il capo o con il collega come possiamo fare?
Nello steso modo e imparando anche a mettere una bella immagine, visiva impressa nella nostra mente, da richiamare in ognuna di queste situazioni.
All’inizio sarà tutto complesso, sembrerà una sciocchezza, ma con la costanza quel peso enorme che troviamo alla bocca dello stomaco che ci porta il nodo in gola inizierà a diventare meno pesante. Come se, finalmente, la nostra dieta avesse iniziato a fare effetto e noi iniziassimo a ridere felici della nostra immagine allo specchio.
In fin dei conti basta un taccuino.
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A cura di Marcella Loporchio
HR Business Consultant | Trainer | Founder HUMAN POWER STORIES
Co-Founder HREVOLUTION
Photo by Kelly Sikkema on Unsplash
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