È sempre attuale parlare del titolo di studio conseguito come veicolo di maggior guadagno nella propria carriera. Il tema del ritorno economico dell’istruzione è già stato affrontato in precedenza da Infojobs e JobPricing, e come ogni anno possiamo fornire un aggiornamento grazie allo University Report 2023 dell’Osservatorio JobPricing, che rende disponibili i dati sulle differenze retributive legate al livello d’istruzione.
CON LA LAUREA SI TROVA LAVORO CON PIÙ FACILITÀ
Un primo sguardo al report permette di realizzare come un laureato abbia maggior probabilità di essere occupato rispetto a un non laureato. Prendendo i giovani tra 25 e 34 anni, il tasso di occupazione arriva al 72,8%, mentre il medesimo tasso dei diplomati si ferma 67,5% e crolla al 54% per chi non ha ottenuto neppure un diploma, in un contesto dove, comunque, la disoccupazione è calata nell’ultimo anno.
Questo livello di occupazione è maggiormente cresciuto per i laureati anche se si considera il periodo che va dal 2018 al 2022, sintomo di come il possesso di un titolo di istruzione terziario abbia garantito occupabilità anche in un periodo come quello appena passato, fortemente condizionato dal COVID, per via del quale il mercato del lavoro ne ha risentito.
Entrando poi nel merito dei profili di laureato, avere studiato una facoltà STEM (Scienza, atematica, Tecnologie, Ingegneria e Scienze matematiche) aumenta sensibilmente la probabilità di essere assunto più rapidamente e con livelli retributivi (come poi si vedrà), più elevati rispetto alle altre facoltà; ciò accade soprattutto perché le competenze possedute dai neolaureati tecnici sono altamente richieste e l’offerta di laureati tecnici non è in grado di soddisfare interamente la domanda.
Tuttavia, non può essere tralasciato un atavico problema del nostro paese, ossia la poca efficacia nella collaborazione fra imprese e lavoratori, che peraltro condiziona le logiche di domanda e offerta che sottendono al mercato: uno dei più evidenti effetti è la quantità particolarmente elevata di profili sovra-istruiti nel mercato (nel 2018 i sovra-istruiti laureati era al 37,4%); una parte degli occupati è costretta a rivedere le proprie aspettative al ribasso, andando a ricoprire una posizione lavorativa per la quale è in possesso di un titolo di studio più alto di quello che sarebbe richiesto.
LA LAUREA RENDE IN TERMINI DI STIPENDIO?
La media retributiva di chi ha conseguito una laurea è di 41.398 € lordi all’anno, mentre chi non ha ottenuto un titolo di studio terziario è di 28.642 € lordi all’anno: in altri termini, in media chi è laureato guadagna il 45% in più di chi non lo è.
Ancor più significativo è il percorso retributivo associato a queste due categorie di lavoratori: all’ingresso del mercato la differenza retributiva esiste ma non è sensibile (meno del 10% per gli under 24), ma man mano che si entra nella propria carriera lavorativa, in proporzione il livello retributivo dei laureati cresce in modo molto più significativo. A fine carriera (oltre i 55 anni di età) la differenza retributiva tra laureati non laureati arriva in media quasi all’80%.
Tabella 1. RAL media per livello di istruzione e classi di età anagrafica e differenza, anno 2022, euro e percentuale
15-24 anni | 25-34 anni | 35-44 anni | 45-54 anni | 55 anni o più | |
Non laureati | 24.475 € | 25.724 € | 27.793 € | 29.676 € | 31.560 € |
Laureati | 26.797 € | 31.548 € | 38.393 € | 48.303 € | 56.616 € |
Differenza% | 9,5% | 22,6% | 38,1% | 62,8% | 79,4% |
Fonte: University Report 2023 – Osservatorio JobPricing
QUANTO PESA IL PERCORSO DI STUDI UNIVERSITARIO?
Come accennato in precedenza, una laurea STEM garantisce all’inizio della carriera un livello retributivo molto più elevato di altre facoltà, come lo sono diversi percorsi di Ingegneria.
La RAL media più alta si registra tra coloro che posseggono un titolo di studio nel campo dell’ingegneria chimica e dei materiali (33.519 euro). Al contrario, gli studi psico-pedagogici sono quelli a cui si associa il salario medio più basso (27.709).
Tabella 2. RAL media per la classe di età 25-34 anni per area disciplinare, anno 2022, euro
RAL MEDIA 25-34 ANNI | |
Ingegneria Meccanica, Navale, Aeronautica e Aerospaziale | 34.626 € |
Ingegneria Gestionale | 34.391 € |
Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni | 34.309 € |
Scienze matematiche e informatiche | 34.241 € |
Ingegneria Chimica e dei Materiali | 33.733 € |
Scienze economiche | 33.535 € |
Scienze statistiche | 33.326 € |
Scienze fisiche | 33.203 € |
Scienze chimiche | 32.334 € |
Ingegneria civile e Architettura | 32.226 € |
Scienze giuridiche | 32.159 € |
Scienze mediche | 31.318 € |
Scienze biologiche | 31.222 € |
Scienze politiche e sociali | 30.796 € |
Lingue e letterature straniere moderne | 29.866 € |
Scienze storiche e filosofiche | 29.616 € |
Scienze pedagogiche e psicologiche | 28.916 € |
Lo studio riporta non solo dei valori medi per facoltà, ma anche scomposti per ateneo. I primi quattro atenei in classifica sono privati o Politecnici situati al Nord del paese: l’Università Commerciale Luigi Bocconi (35.297 euro), il Politecnico di Milano (34.315 euro), il Politecnico di Torino (33.244 euro) e la Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (33.044 euro). Gli ultimi nella lista sono gli atenei pubblici di Perugia (29.868 euro) e Cagliari (28.946 euro).
Uno degli elementi che più di ogni altro, tuttavia, deve essere compreso è il ritorno dell’investimento formativo: chi affronta un percorso di studi universitario, infatti, avrà l’opportunità di guadagnare di più rispetto a chi non va oltre il diploma, ma “perde” alcuni anni di lavoro per poter studiare, mentre i non laureati già in età più giovane iniziano a lavorare. Lo University Report prova a quantificare questo gap in termini temporali, e si può evincere come, rispetto a un non laureato, un laureato inizia ad avere un ritorno economico almeno dopo 13 anni dal conseguimento della laurea, quantomeno per l’Ateneo più virtuoso in tal senso, ossia il Politecnico di Milano, ma salvo eccezioni nella maggior parte degli Atenei il numero di anni varia tra i 15 e i 18.
IN CONCLUSIONE
La fotografia scattata dallo studio non muta rispetto agli anni precedenti, e fornisce una risposta ben chiara: studiare paga da un punto di vista retributivo, sia all’inizio della carriera che nel prosieguo.
È chiaro però che non tutte le lauree sono uguali o offrono le stesse opportunità. In un momento storico come quello che si sta vivendo, il progresso e la produttività sono altamente legati a quello che è il mondo “tecnico e digitale” e, chiaramente, la domanda di lavoro penderà sempre di più su quelle che sono le professioni in grado di soddisfare la richiesta di competenze affini con la quarta rivoluzione industriale.
Dato che il ritorno dell’investimento formativo non è immediato, ma servono almeno 15 anni per poter iniziare veramente a “guadagnare”, per un giovane che si appresta a scegliere il proprio percorso di studi, questa decisione risulta fondamentale e impattante anche sulla successiva carriera, quantomeno da un punto di vista retributivo e di opportunità.