Ci sentiamo continuamente valutati, sottoposti a test anche quando parliamo con amiche e amici, vittime di un grande senso di inadeguatezza costante.
I più “duri” diranno che se si è sicuri nulla distrugge ma non è così perché può scalfirci anche solo una parola che, come quella pietruzza che becca il parabrezza e crea le crepe, tocca e affonda nel nostro punto debole, in quella parte di soft skill che tendiamo a tacere.
Come fare a vincere tutto questo e non trasformarlo in un boomerang in sede di ricerca e opportunità di lavoro?
Gli step da seguire sono pochi – sto dicendo una bugia cosmica ma tanto non mi vedete e ne approfitto – e si parte da:
- Analisi della valutazione in chiave critica e in chiave positiva.
- Scelta delle parole da rivolgerci, perché le parole hanno un peso sia che le sentiamo sia che ce le rivolgiamo.
- Bilancia dei propositi, che di solito pende verso quelli che non abbiamo mantenuto ma oggi ce ne freghiamo, per un equilibrio tra voglia di reagire e voglia di fermarsi.
- Creazione di una routine fatta di immagini, parole, scrittura e visualizzazioni nelle quali creare un percorso virtuoso per noi nel quale ci sentiamo bene.
- Realizziamo un abito fatto su misura, dove gli stilisti siamo noi, scegliendo la stoffa (le nostre capacità manifeste), il taglio (le nostre potenzialità da esprimere), il colore (il talento che colpisce), i bottoni (ciò che sappiamo fare ma abbiamo paura delle critiche), il cotone (ciò che unisce tutto noi stessi).
- Giriamo un video, anche con lo smartphone, dove ci raccontiamo prendendoci anche in giro e poi non rivediamolo subito.
Consigli come la lista della lavandaia ad una prima lettura, vero?
Invece sono dei pilastri da non mollare, adattabili ad ogni situazione e che ci creano quella struttura, come il famoso cv il cui formato giusto non sappiamo mai qual è, utile in ogni situazione.
Immaginatevi ad un colloquio di lavoro dove siete agitati per la situazione, riponete speranze come chi si allena tutto un anno e vuole vincere una gara, ma nonostante tutto sapete schivare qualsiasi colpo venga, anche il famoso “le faremo sapere” perché siete voi stessi.
Oggi il mondo corre e il rischio di cadere è altissimo quindi procuriamoci tutte le coperture possibili, potranno esserci utili dalla maratona allo sprint.
Ora è il momento di vedere le offerte del giorno. Sei pronto?
di Marcella Loporchio
HR Business Consultant | Trainer | Founder HUMAN POWER STORIES
Co-Founder HREVOLUTION
Photo by cyril mazarin on Unsplash
Buongiorno!! 😊
Tutta colpa del digitale…
Sembra il titolo del film che sto vivendo io, ma ce ne sono tanti altri…
La ricerca affannosa nell’essere aderente a tutte le evenienze… Etc.. etc…
Prima ero semplice, le mie abitudini (che si raggiungono mediamente dopo 90 giorni di un rituale di azioni da compiere) erano pressoché normali. Dove il termine normale, sta’ per equilibrate.
Poi ho fatto un percorso all’età di 53anni, reduce da una separazione non voluta a 50 che mi ha devastato nel lavoro, nella socializzazione, nella comunicazione(si forse prima non ascoltavo tanto) che mi ha trasformato in un nuovo mondo di essere. Sembra un errore di ortografia vero?… ma se avessi scritto una weltanshauung, forse non avrei reso chiara la cosa. Tale percorso, mi ha portato ad essere più consapevole delle mie competenze. Sviluppate nel corso degli anni, del discorso empatico con il quale ho sempre intrapreso tutto quello che mi capitava nella vita. Da tecnico orto-protesista, questo mi ha aiutato tanto, ma non ho voluto trasformare il mio lavoro nel digitale, questa i.a. che sta sostituendo l’uomo, dall’artigiano al super-tecnologico, senza più speranza. Una competenza terrena dimenticata, che fa spazio ad una avveneristica, dove non c’è più l’uomo.
Ho dovuto ragionare in maniera scissa per accogliere questo cambiamento. Le competenze vanno acquisite, ma senza stravolgere i piani di azione. L’approccio incentrato sulla persona(C. Roger) mi diceva che dovevo ascoltare più dentro di me me, cosa volevo fare, che quello che avrei dovuto fare. Ho cambiato direzione, perché non mi piaceva più il mio lavoro. Sapevo di poter fare: l’idraulico, cameriere, pizzaiolo, benzinaio, dottore, ma alla fine ritornavo sempre nel mio lavoro, quello che ho amato. Non riuscendo ad essere scisso. Allora è venuto fuori un altro titolo di un film… Tutra colpa dell’amore… sii forse si. Voglio amare, anche a costo di essere disoccupato a 57 anni, e scoprire cosa farò io da grande… (il counseling ci può salvare) un salutoa tutti voi che avete letto, a quelli che non lo hanno fatto ed a quelli che lo faranno… 🤗
Grazie per la bella testimonianza.
Io credo che questo continuo valutare le performances con monitoraggi basati su medie strampalate avvilisca e riduca la professionalita’ acquisita!
Grazie per la tua opinione Angie, buona giornata.
Bene
Abbiate pietà. Risparmiatemi questa tortura. Sono 4 anni che sto cercando lavoro. Abbiate la decenza di non infierire. Grazie.
Buongiorno Christian, la nostra intenzione è sempre di sostenere gli utenti nella ricerca di un’opportunità di lavoro. Ci spiace per le tue parole, se vuoi siamo qui. Buona giornata.