Il burnout è una sindrome legata allo stress sul lavoro: porta le persone all’esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche, alla manifestazione di sintomi psicologici negativi (ad esempio apatia, nervosismo, irrequietezza, demoralizzazione) che possono associarsi a problematiche fisiche (come mal di testa, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali ecc.). Si tratta di una sindrome riconosciuta come “fenomeno occupazionale” dall’OMS” (L’Organizzazione Mondiale della Sanità) nel maggio del 2019, ma non ancora come una condizione medica.
Quali e quanti sono i lavoratori a rischio di burnout lavorativo
Come suggerisce l’OMS , il burnout è uno stato di stress cronico lavoro-correlato caratterizzato dalla sensazione di completo esaurimento delle proprie energie fisiche e mentali.
Può colpire qualunque lavoratore, di qualsiasi settore, anche se i più esposti al rischio sembrano essere coloro che svolgono professioni d’aiuto e di cura. Per esempio, una survey condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, su un campione rappresentativo di oltre duemila professionisti sanitari, mostrava che a dichiarasi in “burnout” nel 2023 era il 49,6% dei rispondenti. Altri studi condotti a livello globale indicano che soffrono di questa sindrome circa due lavoratori su dieci. Una diffusione capillare, dai docenti a chi lavora in finanza, che colpisce anche i lavoratori di piccole aziende, probabilmente meno strutturate dal punto di vista del welfare, e i più giovani.
Come riconoscere il burnout
Il termine burnout significa letteralmente “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”. Il primo sintomo è proprio l’esaurimento: le persone in burnout si sentono prosciugate ed emotivamente esauste, incapaci di far fronte alle richieste del lavoro, stanche e giù di morale e sentono di non avere abbastanza energia.
Questo si ripercuote sulle attività lavorative: le persone in burnout percepiscono il loro lavoro sempre più stressante e frustrante. Iniziano a distanziarsi emotivamente, mostrando una progressiva riduzione dell’impegno.
Ne consegue un calo delle performance lavorative, della motivazione, della concentrazione e della creatività. Man mano che le prestazioni lavorative calano le persone si sentono sempre più sopraffatte dalle richieste professionali e sentono di non essere in grado di rispondere adeguatamente ai loro compiti lavorativi. Perdendo così fiducia nelle proprie capacità.
Cosa fare quando si riconoscono i sintomi di stress da lavoro?
Generalmente quando si iniziano ad avvertire i primi sintomi del burnout si prova a contrastare stanchezza ed esaurimento con la propria forza di volontà. Questo approccio, però, difficilmente funziona.
Per affrontare il burnout è necessario modificare il proprio stile di vita e il proprio modo di vivere il lavoro. Alcuni consigli pratici sono:
- Migliorare le relazioni sul posto di lavoro, con colleghi, superiori e sottoposti.
- Trovare più equilibrio tra vita privata e vita professionale: una vita dedicata completamente al lavoro aumenta il rischio di burnout. Trovare altre fonti di soddisfazione (nelle relazioni interpersonali, in un hobby, nel volontariato etc.) aiuta a vivere più serenamente anche il lavoro.
- Riposarsi: andare in ferie e staccare, svagarsi, dedicare il giusto tempo al riposo sono spesso antidoti importanti.
- Fare attività fisica con regolarità: è un ottimo strumento di gestione dello stress.
Quando la sintomatologia del burnout è significativa è opportuno rivolgersi ad un professionista competente in materia e valutare di intraprendere un percorso di psicoterapia. L’aiuto professionale può infatti aiutare a comprendere meglio il problema e a sviluppare gli strumenti utili per affrontarlo.
Bonus Psicologo: domande aperte fino al 31 maggio 2024
Attualmente è possibile fruire di un “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia” (il cosiddetto Bonus psicologo), un sussidio che permette ai cittadini che ne hanno necessità – adulti e minori – di intraprendere un percorso psicoterapeutico.
È una misura pensata per sostenere le persone in condizione di ansia, stress, depressione e fragilità psicologica. Il bonus psicologo si rivolge a tutte quelle persone che hanno avuto gravi ripercussioni psicologiche a causa della pandemia e della conseguente crisi socio-economica, o che semplicemente vogliono beneficiare di un percorso psicoterapeutico perché si trovano in difficoltà (sul lavoro, ma non solo). La misura, per il 2024, può contare su un finanziamento di 13 milioni di euro.
Bonus psicologo come si chiede
Il contributo essere richiesto online tramite il sito dell’INPS. Tra i requisiti per fare domande, c’è quello di avere un ISEE sotto i 50.000 € e la residenza in Italia. Ideato come sussidio ai privati cittadini con necessità di sostegno e aiuto, il bonus psicologo tiene conto del reddito e dell’ordine di arrivo delle richieste.
Una volta assegnato, si traduce in voucher da 50 euro a seduta, da utilizzare entro 270 giorni prenotando le sedute online con specialisti privati regolarmente iscritti all’albo degli psicologi.
Il contributo viene parametrato alle diverse fasce dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) al fine di sostenere le persone con ISEE più basso. Gli importi erogati saranno:
- 1.500 euro per ISEE inferiore a 15.000 €;
- 1.000 euro per ISEE da 15.000 a 30.000 €;
- 500 euro per ISEE da 30.000 a 50.000 €.
Dopo il 31 maggio, verranno stilate le graduatorie per l’assegnazione del beneficio, distinte per Regione e Provincia autonoma di residenza, tenendo conto del valore ISEE più basso e, a parità di valore ISEE, dell’ordine cronologico di presentazione delle domande.