In Italia non esiste oggi un salario minimo al di sotto del quale per legge non sia possibile scendere (è questo che intendiamo con l’espressione “salario minimo legale”). Infatti, la determinazione delle retribuzioni è affidata ai C.C.N.L. (contratti collettivi nazionali), i quali fissano, tra le altre cose, i cosiddetti minimi tabellari (cioè la retribuzione minima prevista per ogni livello contrattuale) che, tuttavia, non è applicabile a tutti i lavoratori, ma solo a quelli che lavorano in aziende in cui sono rappresentate le organizzazioni sindacali e quelle datoriali firmatarie dei C.C.N.L. (normalmente Confindustria o Confcommercio per la parte aziendale o Cgil Cisl e Uil per la parte sindacale).
Si tratta di un quadro che, complessivamente, offre molte poche certezze ai lavoratori e che, non a caso, si traduce spesso in salari molto bassi, non solo non conformi alle previsioni contrattuali ma anche al limite previsto di congruità e sussistenza fissato dalla Costituzione (art. 36).
Il tutto è reso ulteriormente complesso dal fatto che oggi l’unico modo per un lavoratore per ottenere l’accertamento della correttezza della propria retribuzione è ricorrere al giudice del lavoro, e quindi aprire una vertenza contro proprio datore di lavoro (mossa non sempre facile, oltre che costosa).
Quanto sopra dovrebbe essere sufficiente a evidenziare come l’introduzione del salario minimo legale anche in Italia sarebbe senza dubbio una riforma molto positiva soprattutto per i lavoratori, i quali finalmente potrebbero contare su una certezza giuridica ab-initio (cioè già dal momento di accettare una proposta di lavoro). Inoltre, se prendiamo in considerazione le proposte attualmente sul tavolo, che vedono il salario minimo proposto tra gli 8,5 e i 9 euro l’ora, bisogna sottolineare che se effettivamente questa fosse la cifra adottata, essa sarebbe oggi al di sopra del salario minimo per i livelli contrattuali più bassi di tutti C.C.N.L. più importanti oggi in vigore.
In altre parole, il salario minimo di questo valore comporterebbe un incremento, per quanto minimo, delle retribuzioni più basse, cioè quelle dei lavoratori meno qualificati che, come è facile intuire, sono quelli che si trovano ad affrontare le condizioni salariali peggiori. Non è da escludere inoltre che l’applicazione di un salario minimo legale possa essere più in generale un volano per innescare una più diffusa crescita salariale.
In sintesi, ci sono molteplici ragioni per cui l’eventuale introduzione del salario minimo legale sarebbe non solo un passo importante in termini di equità e giustizia sociale, ma anche in termini di concrete ricadute sul mercato del lavoro in meccanismi di gestione retributiva.
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