Qualche giorno fa abbiamo chiesto la vostra opinione sul concetto di sicurezza, un tema quanto mai attuale in questo 2020.
Ma cosa vuol dire sicurezza sul lavoro e del lavoro? Il Covid-19 ha cambiato la percezione di sicurezza? E cosa succede alla sicurezza in sé stessi come professionisti? Ecco cosa ci avete risposto.
La sicurezza sul lavoro
La maggior parte di voi (83,8%) considera la sicurezza nel senso più classico del termine, ovvero come il rispetto delle norme di legge. Solo il 16,2% pensa alla sicurezza contrattuale.
Per il 75,2% le norme sono rispettate rimane, però, un 13,7% che dichiara che gli obblighi di legge non sempre vengono rispettati e un 4,2% per cui gli obblighi vengono disattesi in maniera sistematica.
Lo scenario post Covid evidenzia che per il 68,2% le nuove regole vengono rispettate (mascherine, turni, etc.), mentre per il 4,3% del campione il problema non si pone perché è ancora in vigore il full smart working. Il 15,6% non si sente sicuro, perché i colleghi non rispettano le norme ed un 12,1% che afferma siano l’azienda o i responsabili i primi a non rispettarle.
La sicurezza del lavoro
Diversa è la situazione rispetto alla sicurezza del proprio lavoro dal punto di vista contrattuale: oltre il 50% non si sente sicuro di poter mantenere il proprio lavoro in questo momento di emergenza.
Se il 27,3% degli intervistati si sente molto sicuro, mentre il 16,2% crede che, anche se precario, il contratto sarà rinnovato nonostante gli effetti del Covid-19.
Il 33,5% ha un lavoro precario e teme un mancato rinnovo ed un 23% che, pur avendo il posto fisso, ha paura di perderlo a causa della crisi o di eventuali riorganizzazioni aziendali.
Ma cosa è successo al modo di svolgere il proprio lavoro post Covid? Per il 48,3% di voi non è cambiato nulla, a parte l’adozione dei dpi, più della metà degli italiani però hanno visto il proprio lavoro cambiare. Per 19/% le nuove normative hanno cambiato modalità e processi; il 23% ha proprio cambiato tipologia di lavoro perché la mansione precedente non può più essere svolta; il 9,6% invece ha dovuto adattarsi a una scelta aziendale di revisione dell’organigramma.
La sicurezza in se stessi come professionisti
La pandemia e la mutata situazione lavorativa non sembrano però avere inciso sulla sicurezza in sé stessi come professionisti: il 79,5% si sente lo stesso professionista di sempre, attrattivo anche in un mercato diverso.
Ci sono però delle paure come: il non riuscire ad adattarsi al nuovo contesto (6%), che le proprie competenze non siano più adeguate (6,7%), che la lontananza dall’ambiente e dai colleghi rendano meno utile il proprio lavoro (3%) o di sentirsi meno ingaggiati e motivati da remoto (4,9%)
Nonostante le paure per la propria salute, il 24,7% riesce a mantenersi produttivo e concentrato al lavoro, il 18,6% è fiducioso nella propria azienda e addirittura il 20,3% ripone fiducia nella ripresa in generale.
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*Indagine svolta da InfoJobs nel mese di ottobre 2020 su un campione di 1.442 rispondenti iscritti a InfoJobs, ambosessi, dai 18 anni in su, in tutta Italia.
Photo by Matthew Waring on Unsplash
Negativo, nn ho avuto risposta di un lavoro
Vero, anche a me è successo;
e, nonostante sia disabile,il covid mi toglie le scarse possibilità di trovare lavoro, perché assumono solo chi hanno voglia loro!
Vorrei poter dire che avete ragione sul fatto che nessuno guarda la sicurezza nel lavoro, ma anche il fatto che i giovani non vogliono fare un lavoro di fatica ma bisogna adattarsi a ciò che si trova, io ho 55 anni ed ho lavorato in 8 aziende diverse e mi sono sempre adattato al tipo di lavoro, ho fatto straordinari, 12-15 ore al giorno, lavorato sotto il sole, la pioggia, il freddo e il gelo, anche se ero stanco andavo a letto tranquillo e soddisfatto di ciò che ho contribuito. Ora cerco un’altra occupazione perché imparare è il mio senso della mia vita. Grazie
Grazie Diego per il tuo contributo. Buona giornata
Site bravi
Lavoro prima e vi respondo dopo
è proprio il tipo di lavoro che amo così tanto