Il mercato del lavoro

Italia, cercasi 3,7 milioni di lavoratori tra laureati e tecnici entro il 2029

Siamo un Paese in cerca di talenti, il futuro del lavoro in Italia ha i numeri ben chiari: entro il 2029 serviranno circa 3,7 milioni di nuovi lavoratori, soprattutto laureati e diplomati tecnici. Parliamo di un fabbisogno che non riguarda solo i giovanissimi che si affacciano al mondo del lavoro per la prima volta, ma anche chi oggi già lavora e potrebbe decidere di rimettersi in gioco, magari aggiornando le proprie competenze o valutando nuovi percorsi professionali.

 

I profili più richiesti

L’ultimo rapporto Excelsior spiega che la domanda si concentrerà su figure qualificate: tra dirigenti, specialisti e tecnici si parla di oltre 1,3 milioni di posizioni. Si nota un fabbisogno particolarmente rilevante nella filiera del “commercio e turismo“, con una previsione compresa tra 574mila e 702mila occupati, equivalente a circa il 18% del fabbisogno totale. Altre quattro filiere presenteranno richieste significative di lavoratori nel quinquennio: “altri servizi pubblici e privati” con una fabbisogno previsto di 512-544mila occupati, “salute” con 417-443mila unità, “formazione e cultura” con 373-421mila unità e “finanza e consulenza” con 362-420mila unità, trainata dai servizi avanzati.

Saranno quindi particolarmente richiesti specialisti in discipline economiche, ingegneri, medici, professioni legate all’ICT (come data scientist, sviluppatori software, esperti di cybersecurity), ma anche insegnanti e figure del settore sanitario.

Accanto a loro ci sarà bisogno di tanti profili tecnici: diplomati in meccanica, meccatronica ed energia, costruzioni e logistica, ma anche operatori qualificati per l’edilizia e la ristorazione. In altre parole, serviranno sia le teste che le mani, con competenze trasversali capaci di far dialogare l’innovazione con la concretezza del fare.

 

Le competenze che mancano

Ed è proprio qui che arriva il nodo cruciale: le competenze. Il sistema formativo italiano, pur in miglioramento, non riesce a sfornare abbastanza giovani preparati nei settori più richiesti. 

Si prevede che tra il 37% e il 39% del fabbisogno occupazionale del quinquennio riguarderà professioni per cui è richiesta una formazione terziaria (laurea, diploma ITS Academy o AFAM), il 4% profili con un diploma liceale e il 45-46% personale in possesso di una formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale. 

Nell’istruzione terziaria sarà elevato il fabbisogno di persone con un titolo in ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Basti pensare oggi alla carenza di laureati in discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) che rischiano di non essere sufficienti a coprire il fabbisogno, con un gap stimato del 25%.

Il mismatch riguarda anche i diplomati: nei percorsi tecnico-professionali la domanda supererà l’offerta del 21%, mentre per i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) la carenza sarà addirittura doppia.

Tradotto: le aziende cercano figure pronte, ma troppo spesso non le trovano. Questo squilibrio spiega perché tanti posti restano vacanti anche in un mercato del lavoro dove la disoccupazione giovanile è ancora alta.

Il tema dell’IeFP è emblematico. Nei prossimi anni mancheranno tra i 56mila e i 76mila giovani diplomati o qualificati all’anno, soprattutto negli indirizzi edile, elettrico, amministrativo e nei servizi di vendita.

La riforma della filiera tecnico-professionale, con il modello “4+2” che collega gli istituti tecnici agli ITS Academy, va proprio in questa direzione: rafforzare il legame tra scuola e imprese, ridurre il disallineamento e dare ai ragazzi competenze più spendibili sul mercato. Ma servirà tempo per colmare i divari accumulati.

 

Competenze green: non solo una moda

La transizione ecologica non è uno slogan, è realtà. Tra il 2025 e il 2029 quasi 2,4 milioni di lavoratori dovranno avere competenze legate al risparmio energetico e alla sostenibilità. E più di 750mila persone dovranno possedere un livello elevato di conoscenze specifiche per gestire prodotti e tecnologie green.

Dalla gestione dei cantieri edilizi all’automotive, dall’energia alle costruzioni, chi saprà unire tecnica e sensibilità ambientale sarà avvantaggiato. Non è solo questione di valori, ma di occupabilità concreta.

 

Skill digitali: il carburante della crescita

E poi c’è la digitalizzazione, che corre veloce. Si stima che quasi 2,2 milioni di lavoratori – il 59% del fabbisogno quinquennale – dovranno avere competenze digitali.

Non si tratta solo di saper usare internet o Excel, ma di sviluppare veri e propri “e-skill mix”: saper combinare basi informatiche, capacità analitiche e gestione di soluzioni innovative. Pensiamo a figure come i tecnici programmatori, gli ingegneri gestionali, i data analyst, ma anche a professioni tradizionali che oggi si svolgono con strumenti digitali avanzati.

 

Una sfida e un’opportunità

Il futuro del lavoro in Italia sarà un terreno di incontro – e scontro – tra domanda e offerta. Da un lato, aziende sempre più esigenti e proiettate verso l’innovazione, la sostenibilità e la competitività internazionale. Dall’altro, un sistema formativo e una società che devono accelerare il passo per non restare indietro.

Per chi già lavora o sta cercando un’occupazione, la buona notizia è che le opportunità non mancheranno: il mercato cerca competenze e disponibilità. La sfida sarà farsi trovare pronti, magari investendo in formazione continua, aggiornando il proprio profilo e mantenendo la curiosità viva verso i cambiamenti.

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