Nella notte tra il 29 e il 30 ottobre le lancette dell’orologio dovranno essere portate indietro di un’ora: si torna all’ora solare. Cosa comporta il passaggio all’ora solare in termini di produttività, al lavoro e non solo?
Adottata definitivamente in Italia nel 1966 dopo essere stata introdotta come misura per il risparmio energetico durante la prima e la seconda guerra mondiale, l’ora solare è ormai da qualche anno al centro di un dibattito tra chi vorrebbe mantenerla e chi suggerisce di eliminarla.
Abolire l’ora solare nella pratica sarebbe fattibile, dopo il via libera arrivato già quattro anni fa dall’Unione europea. Nel 2018 il Parlamento Europeo ha approvato con l’84% dei voti favorevoli l’abolizione dell’obbligo del cambio di orario due volte l’anno, lasciando liberi gli Stati membri di scegliere se optare per l’ora solare o legale.
Le conseguenze del cambio-ora sul fisico
Stanchezza, sonnolenza, insonnia, eccessiva irritabilità e malumore, sono alcuni dei sintomi che potrebbero derivare dal passaggio dall’ora legale a quella solare. Ovviamente non tutte le persone sono uguali: qualcuno non riscontra alcun disagio, altri potrebbero avere gli stessi problemi del fuso orario. Le persone più sensibili agli effetti tipo “jet lag” pare siano quelle che tendono a svegliarsi più tardi; i mattinieri ne risentono meno. Alcuni impiegano fino a tre settimane per abituarsi, per altri basta un giorno.
Avere alle spalle un’ora in più (o in meno nel caso del passaggio all’ora legale) di sonno non è un aspetto che va sottovalutato, tanto che anche la ricerca scientifica dà ragione ad alcune delle lamentele più comuni. Il problema, infatti, è che lo scompenso del ritmo sonno-veglia non si limita soltanto al giorno del cambio-ora. Il periodo di transizione per la maggior parte delle persone dura più a lungo e vale sia per il passaggio dall’ora solare a quella legale sia viceversa. Quindi per due volte all’anno l’organismo deve “sintonizzare i ritmi biologici” ed è naturale provare qualche disagio, le prestazioni scolastiche o lavorative potrebbero risentirne.
Quello che viene scompensato è il ritmo circadiano, l’orologio interno che regola molte funzioni cicliche del nostro corpo. La melatonina, una delle sostanze coinvolte, viene sintetizzata quando è buio, e favorisce il sonno. Le difficoltà a concentrarsi e la sonnolenza possono quindi accompagnare le prime giornate dopo l’introduzione del nuovo orario.
Per contrastare questi effetti, è consigliabile approfittare delle ore di luce e permetterne l’ingresso negli ambienti domestici o a lavoro. Anche uscire è raccomandabile, ad esempio per una passeggiata in pausa pranzo. Così si aiuta a regolare l’orologio biologico.
Le implicazioni sui consumi energetici
In questo momento di crisi energetica, il dibattito sull’ora solare è più che mai attuale. Secondo alcune stime, mantenere l’ora legale permetterebbe un notevole risparmio sui consumi. Il Codacons, per esempio, ha presentato al Governo la proposta di adottare l’ora legale permanente come forma di contrasto al caro-energia. Anche una ricerca realizzata dal Centro Studi di Conflavoro PMI sottolinea che mantenere l’ora legale farebbe risparmiare sui consumi dell’elettricità. Sarebbe, dunque, una strategia utile ad ammortizzare in parte l’aumento dei prezzi delle bollette che sta mettendo in difficoltà molte famiglie italiane e molte imprese del Paese.
Sul luogo di lavoro, mantenere l’ora legale potrebbe quindi contribuire a scongiurare tutte quelle misure pratiche di emergenza che già alcune aziende hanno attuato, come la riduzione degli orari, lo spegnimento anticipato e l’accensione posticipata dell’illuminazione, smart working “obbligato” e, nei casi peggiori, gli eventuali distacchi che le imprese potrebbero trovarsi costrette ad attuare per tamponare le criticità della situazione.
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Sono d’accordo con il lasciare l’ora legale
Benissimo
Ottimo