Le norme

Contributo IVS in busta paga: cos’è e come funziona

Il contributo IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) è un’imposta obbligatoria che viene versata ai fini previdenziali. Ha lo scopo di assicurare il lavoratore – sia esso autonomo o dipendente – dagli eventi che potrebbero renderlo non più abile o idoneo allo svolgimento dell’attività lavorativa.

Viene calcolato come una percentuale del reddito imponibile e versato dai lavoratori dipendenti, autonomi e dai titolari di partita IVA. A seconda dei casi, viene pagato attraverso una trattenuta in busta paga oppure tramite un pagamento diretto.

L’obiettivo è garantire una copertura economica durante la vecchiaia o in caso di inabilità al lavoro.

 

 

Il Contributo IVS è obbligatorio?


Sì, il contributo IVS è obbligatorio per tutti i lavoratori, siano essi dipendenti, autonomi o titolari di partita IVA. La legge prevede che ogni lavoratore sia tenuto a versare contributi previdenziali per garantirsi una futura pensione. La percentuale e la modalità di pagamento variano a seconda del tipo di lavoro svolto e del regime contributivo a cui si appartiene.

Nel caso dei lavoratori dipendenti, i contributi vengono trattenuti direttamente dalla busta paga e versati dal datore di lavoro. Per i lavoratori autonomi e i titolari di partita IVA, il pagamento avviene attraverso il versamento diretto all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) attraverso il modello F24.

 

Esonero dai Contributi IVS


Ci sono situazioni particolari in cui è possibile ottenere un esonero dal versamento dei contributi IVS. L’esonero può riguardare periodi specifici, come per le agevolazioni contributive previste per i neo-imprenditori che avviano una nuova attività. Inoltre, alcuni settori o categorie di lavoratori possono essere esonerati in parte o del tutto, come per le agevolazioni ai giovani imprenditori, donne o professionisti che aderiscono a specifici regimi fiscali o agevolati.

Per il 2024, con la circolare INPS 16 gennaio 2024, n. 11, l’Istituto ha fornito le indicazioni sugli adempimenti previdenziali connessi all’esonero contributivo, che per quest’anno è riconosciuto per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, per tutti i rapporti di lavoro dipendente, compresi quelli di apprendistato, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico, purché vengano rispettati i limiti della retribuzione mensile espressamente individuati: di sei punti percentuali, se la retribuzione imponibile, calcolata su base mensile per 13 mensilità, non supera i 2.692 euro al mese; di sette punti percentuali, se la retribuzione imponibile, calcolata su base mensile per 13 mensilità, non supera i 1.923 euro al mese.

 

Contributi IVS per chi ha partita IVA


I titolari di partita IVA, come i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, sono tenuti a versare i contributi IVS. Per loro, il contributo viene calcolato in percentuale sul reddito netto dichiarato. La gestione del versamento spetta direttamente al titolare della partita IVA, che deve effettuare i pagamenti tramite F24, con scadenze annuali e acconti trimestrali.

Esistono diversi regimi previdenziali per le partite IVA:

 

– Gestione separata INPS:

per i liberi professionisti che non hanno un albo di appartenenza e sono tenuti a iscriversi alla gestione separata dell’INPS.

 

– Casse professionali:

i professionisti iscritti a un albo (avvocati, ingegneri, commercialisti, giornalisti, ecc.) versano i contributi direttamente alla cassa previdenziale di riferimento.

 

Percentuale contributo IVS: come si calcola


L’aliquota per il calcolo dei contributi IVS cambia a seconda di una serie di fattori e quindi non è fissa. Varia di un importo che va dal 24% al 34% e dipende non solo dalla tipologia di lavoro svolto, ma anche dalle dimensioni e dal reddito aziendale, dal reddito del lavoratore, dall’età anagrafica e dalla posizione geografica in cui si svolge l’attività lavorativa.

Per i lavoratori dipendenti, la quota IVS trattenuta dallo stipendio è generalmente attorno al 33% del reddito lordo, di cui una parte è a carico del lavoratore e una parte a carico del datore di lavoro.

Per i lavoratori autonomi e le partite IVA, le percentuali di contribuzione possono variare:

– Gestione separata INPS: nel 2024, l’aliquota per chi è iscritto esclusivamente a questa gestione è fissata al 26,23%.

– Lavoratori autonomi iscritti all’INPS: per commercianti e artigiani, l’aliquota è intorno al 24-25%, a seconda del reddito.

– Professionisti con cassa previdenziale: la percentuale varia a seconda della cassa, ma si aggira intorno al 10-20% del reddito.

 

Il Contributo IVS viene restituito?


In linea di massima, il contributo IVS non viene restituito direttamente, poiché non si tratta di un’imposta che prevede una restituzione a breve termine. Tuttavia, questi contributi sono cumulativi e vanno a costituire il montante contributivo necessario per ottenere la pensione o altre prestazioni previdenziali. Pertanto, i contributi versati tornano al contribuente sotto forma di pensione al raggiungimento dei requisiti di età e contribuzione.

Esistono casi particolari in cui i contributi non utilizzati possono essere restituiti, come per i lavoratori autonomi che, pur avendo versato contributi, non raggiungono la soglia minima di anni contributivi per avere diritto a una pensione.

 

Contributo IVS: dove si trova in busta paga

 

La parte di contributo IVS in busta paga è visibile nella parte centrale della busta paga, infatti il calcolo si fa sullo stipendio lordo, dal quale saranno trattenuti i contributi IVS e le ritenute fiscali dell’IRPEF.

Saper leggere la busta paga e conoscere l’entità dei contributi previdenziali versati, in autonomia se libero professionista o dal proprio datore di lavoro se dipendente, è fondamentale. È il primo passo da fare anche quando si decide di cambiare lavoro, per poter fare le opportune comparazioni e valutazioni.

 

 

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