Nel giorno della festa del Lavoro, 1 maggio, il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del decreto Lavoro 2023, che stabilisce alcune novità importanti per i lavoratori. Dalla maggiore flessibilità per i contratti a termine ai fringe benefit per chi ha figli, dagli incentivi alle assunzioni al taglio del cuneo fiscale, fino alle regole per l’assegno di inclusione.
Vediamo quali sono le novità principali.
Contratti a termine
Con il Decreto Lavoro cambiano le regole relative ai contratti a termine, che tornano a essere più flessibili e con meno “paletti” rispetto a quelli che nel 2018 erano stati introdotti dal Decreto Dignità.
Il Decreto Lavoro 2023 amplia l’ambito di applicazione del contratto a termine, modificando le cosiddette causali (rendendole meno rigide).
In dettaglio, il ricorso a questo contratto è sempre consentito, senza specificazione di alcuna causale, se la durata non supera i 12 mesi. Se, invece, la durata pattuita è superiore, oppure si tratta di un rinnovo di un rapporto precedente, è sempre necessario individuare una causale legale. Per prima cosa, vale quanto previsto dai contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali. In assenza di un contratto collettivo, e comunque entro il 30 aprile 2024, è possibile ricorrere a questo contratto per esigenze di “natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti”: è stata quindi introdotta questa causale generica. Infine, i contratti a termine si possono utilizzare per sostituire altri lavoratori.
Incentivi alle assunzioni
Il Decreto Lavoro 2023 dispone incentivi per favorire l’occupazione degli under 30. In particolare, per usufruire delle agevolazioni i giovani non devono essere né studenti né lavoratori e devono essere registrati al Programma operativo nazionale iniziativa occupazione giovani (PON). Ci sono poi incentivi anche per i datori di lavoro privati che decidono di assumere persone che ricevono l’assegno di inclusione, se lo fanno con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato.
Inoltre, le aziende con più di 1.000 dipendenti possono ricorrere per il 2023 ai contratti di espansione: questo comporta che ai lavoratori sia consentito lo scivolo pensionistico con l’anticipo di cinque anni.
Lavoro occasionale, voucher e apprendistato
Si alza da 10mila a 15mila euro la soglia entro cui sono ammesse le cosiddette prestazioni di lavoro occasionale, ma solo per chi opera nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e parchi di divertimento. La facoltà di utilizzare i voucher o buoni lavoro era già stata ampliata con la Legge di Bilancio 2023 che aveva elevato a 10mila euro il precedente limite annuo di 5mila euro.
Sparisce inoltre il limite dei 29 anni di età per i contratti di apprendistato professionalizzante dei settori turistico e termale (e per un massimo di 3 anni). È possibile assumere over 40 con questo contratto, ma solo se disoccupati.
Più benefit per chi ha figli a carico
Il provvedimento prevede inoltre un aumento della soglia di defiscalizzazione dei fringe benefit per il 2023, ma solamente per lavoratori e lavoratrici dipendenti con figli a carico. Come per il 2022, anche quest’anno è possibile ottenere dalla propria azienda fino a 3.000 euro attraverso questo canale, ma a condizione, appunto, di essere genitori. Sarà possibile utilizzare questa somma anche per il rimborso delle utenze domestiche di acqua, luce e gas.
Bisogna sottolineare che la scelta di erogare fringe benefit è a discrezione delle aziende: lo strumento è facoltativo, non obbligatorio. Le aziende possono cogliere queste misure per sperimentare il welfare aziendale o come opportunità in ottica di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro e anche per la parità di genere sul luogo di lavoro.
Taglio cuneo fiscale: come cambia la busta paga
Da luglio cominceranno a essere applicate le riduzioni del cuneo fiscale sulle buste paga, cioè sarà abbattuta la ritenuta contributiva a carico dei dipendenti aumentando così il netto percepito. Cosa cambierà? In primo luogo il taglio di quattro punti percentuali, misura approvata con il Decreto Lavoro, consente ai lavoratori con redditi fino a 25mila euro lordi una riduzione complessiva del 7% e a quelli con redditi fino a 35mila euro lordi del 6%. Conti alla mano, si stima che la riduzione dei contributi può arrivare a poco meno di 108 euro mensili per le retribuzioni di 2.692 euro, cioè quelle fino alla soglia massima che consente di beneficiare dell’agevolazione. Con una retribuzione di 1.500 euro il risparmio in busta paga è di 60 euro mensili. Se la busta paga è di 1.000 euro, la riduzione che emerge con l’intervento del decreto è di 40 euro mensili.
Lo sconto sui contributi previdenziali a carico del lavoratore partirà da luglio e durerà fino a dicembre, la tredicesima mensilità è esclusa.
Dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione
Dal 1 gennaio 2024 il Reddito di Cittadinanza lascia il posto all’Assegno di inclusione. I beneficiari sono le famiglie con Isee inferiore a 9.360 euro e che rientrano in altri parametri ben definiti. Le persone di età fino a 59 anni e in condizione di lavorare dovranno avviare un percorso di ricerca di lavoro con un centro per l’impiego per poter ricevere offerte di lavoro. Chi rifiuta un’offerta può perdere l’assegno di inclusione (ci sono alcuni limiti da valutare caso per caso a seconda della distanza dal domicilio e della durata del contratto proposto).
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