Il Covid e il lock down hanno creato un fenomeno inaspettato che ha generato negli ultimi mesi un boom di dimissioni volontarie. Questo evento è conosciuto sui media come Big Quit o Great Resignation e le prime avvisaglie sono arrivate dal mondo del lavoro statunitense per poi espandersi anche in altre nazioni.
Le fasce maggiormente coinvolte sono i 26-35enni seguita da chi ha tra 36 e 45 anni, principalmente impiegati delle regioni del Nord Italia e nelle Isole.
Il più alto tasso di abbandoni è stato nel settore dell’hotellerie e della ristorazione (892mila), seguito dalle dimissioni nel commercio al dettaglio e all’ingrosso (872mila), anche i comparti sanitari ed educativi hanno visto dimettersi più di 579 mila persone.
Mentre si sono contati oltre 700mila abbandoni nei servizi professionali e di business e 300mila nel manifatturiero (Dati Inps).
Da una ricerca targata Aidp e motivazioni principali riscontrate per spiegare queste tendenze sono la ripresa del mercato del lavoro, la ricerca di condizioni economiche più vantaggiose in un’altra azienda e l’aspirazione ad un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa,
Il fattore scatenante è molto probabilmente legato a una percezione nuova della vita lavorativa, che unisce la necessità di un guadagno alla serenità in una nuova azienda e alle opportunità di carriera che si sono aperte con la ripresa del mercato del lavoro.
La pandemia ha reso prevalente il valore del tempo libero e della famiglia rispetto alle condizioni lavorative troppo pesanti in termini di ore.
I lavoratori hanno smesso di credere di arrivare a una promozione, all’aumento salariale, accettando qualsiasi sacrificio, anche in termini di straordinari, e vogliono essere valutati per come occupano il tempo lavorativo e per gli obiettivi che raggiungono.
Preferiscono cercare un’azienda dove sia valorizzata la capacità di gestione personale e al contempo vengano privilegiate le relazioni e apprezzate le idee e le proposte innovative.
Bisogna lavorare meno ore e lavorare bene se non meglio. Con uno stipendio adeguato. Si creerebbero più posti di lavoro e più produttività . Senza oppressione meno malattie e mutua.
Grazie per il tuo contributo Claudio. Buona giornata.
Ho l l’impressione che la realtà però è un po diversa, io iscritto al collocamento mirato vedo che dopo un primo contatto poi non si fa sentire più nessuno per lavorare come mai?
Buongiorno Fabio, ti riferisce a candidature effettuate con InfoJobs? Grazie
Disastro
Voglio più tempo libero
Un giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero è sicuramente uno degli obiettivi di chi è alla ricerca di lavoro. Grazie per il tuo commento
Cerco un lavoro tips magazine o restorante