Quando torniamo da un colloquio di lavoro e gli amici e i familiari ci chiedono “Come è andata?” nel 90% dei casi rispondiamo “Bene”.
Lo facciamo perché abbiamo un meccanismo di auto-protezione psicologica con cui ci mettiamo al riparo dalle delusioni e dai giudizi degli altri.
In realtà spesso non sappiamo davvero come è andata.
Ci restano solo delle sensazioni: l’intensità del sorriso del nostro selezionatore, una parola più o meno incoraggiante, un saluto finale più o meno freddo.
È molto interessante andare a vedere cosa c’è dietro la domanda “Come è andata?”
In prima battuta siamo portati a interpretarla come una valutazione della nostra “performance”.
Tuttavia c’è un’altra sfumatura “È andata bene?” significa anche “Questa azienda fa e questo progetto fanno per te?”
Per analizzare ex post il colloquio dobbiamo prendere in esame queste due dimensioni.
Esiste una serie di domande che ci può aiutare a capire sia quanto siamo piaciuti sia quanto l’azienda e il progetto possano rappresentare davvero per noi una prospettiva interessante.
1) Il selezionatore ha insistito nel “venderti” l’opportunità?
Il colloquio di lavoro è sempre un confronto di forze.
Se l’intervistatore ha parlato tanto e ha dedicato poco tempo ad ascoltarti vuol dire che si auto-percepisce come la parte “debole” in questo confronto: “Io ho bisogno di te più di quanto tu hai bisogno di me, quindi faccio di tutto per sedurti, raccontandoti quanto è bella l’azienda e quanto è bello il progetto”.
Ci sono molti colloqui che non sono colloqui di selezione ma sono colloqui di persuasione. Tu candidato non vieni selezionato ma vieni persuaso.
Ovviamente in questi casi i segnali per il candidato sono molto negativi. Da un lato il messaggio è “Il mio progetto o la mia azienda non sono così accattivanti per cui ho bisogno di un “surplus di vendita”. Dall’altro lato c’è un messaggio di svalutazione del ruolo: se non ho bisogno di approfondire le tue competenze intervistandoti vuol dire che il ruolo in questione non è poi così delicato/strategico.
In definitiva se chi ti ha intervistato ha parlato molto è probabile che il progetto non sia così interessante per te.
2) Il selezionatore ti ha messo in difficoltà?
Se l’ha fatto non è stato per cinismo, ma perché non poteva permettersi di sbagliare persona e dunque doveva mettere alla prova il candidato. Dobbiamo abituarci a giudicare i momenti di stress durante il colloquio (domande “antipatiche”, test, discussione di casi aziendali) come un segno di rispetto nei nostri confronti.
Stanno valutando la nostra professionalità per un ruolo importante ed è bello che ci sfidino, vuol dire che ci stanno prendendo realmente in considerazione.
Viva i colloqui stressanti dunque, rappresentano un segnale di concreto interesse.
3) Il selezionatore ti ha posto domande che non avrebbe posto ad altri candidati?
Quanto l’abbiamo incuriosito? Quanto si è interessato alle peculiarità del nostro percorso professionale e del nostro set di competenze?
Se è rimasto in superficie utilizzando delle domande “standard” che avrebbe potuto porre a qualsiasi altro candidato significa probabilmente che non siamo riusciti a far scattare quel desiderio di approfondire la nostra conoscenza che è il segnale più evidente di una concreta considerazione della nostra candidatura.
4) Il selezionatore ti ha parlato degli aspetti problematici del ruolo/posizione?
Se qualcuno sta considerando concretamente la possibilità di sposarti probabilmente ti rivelerà qualche aspetto problematico della propria storia o del proprio carattere.
Si tratta di un naturale “mettere le mani avanti” per evitare sorprese, equivoci, incomprensioni, prima che sia troppo tardi.
Nei colloqui di lavoro solitamente accade qualcosa di simile: se non condivide con te neanche parzialmente un piccolo “mal di pancia” all’interno dell’organizzazione è probabile che ti abbia già estromesso dalla rosa dei candidati interessanti.
5) Il selezionatore ha approfondito ciò che ti impedirebbe di accettare una proposta?
Spesso questa domanda viene posta in modo esplicito: “Poniamo che si arrivi ad una proposta economica in linea con le sue aspettative. C’è qualcos’altro che potrebbe impedirle di accettare?”
Nessuno vuole perdere tempo.
Se stanno valutando concretamente la possibilità di assumerti vogliono liberare il campo da tutti quegli elementi estranei alla sfera contrattuale che potrebbero portarti a rifiutare, magari al termine una lunga trattativa.
Considera una domanda di questo tipo come un fortissimo segnale di interesse, tale da permetterti di rispondere alla domanda di amici e parenti “Come è andata?” senza esitazioni “Benissimo”.
di Lorenzo Cavalieri Manager Partner at Sparring
E ora sei pronto per affrontare qualsiasi proposta. Hai visto le offerte di oggi?
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Grazie delle indicazioni, sto lavorando a tempo determinato, ma non soddisfatta. Devo accontentarmi? Saluti!
Ciao Katia, è sempre bello mettersi in gioco. Ti consigliamo di vedere se c’è qualcosa che ti appaga maggiormente. Facci sapere!