Le norme

4 ottobre: dal 2026 sarà festività nazionale

Dal 2026, il 4 ottobre non sarà più un giorno qualsiasi: diventerà ufficialmente la festa nazionale di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Questa ricorrenza celebra valori universali come pace, fratellanza, tutela dell’ambiente e solidarietà, rendendola non solo simbolica ma anche significativa per chi lavora.

La decisione è stata sancita con l’approvazione definitiva al Senato del relativo disegno di legge, che trasforma l’attuale solennità civile – già istituita dalla legge n. 132/1958 in onore di San Francesco e Santa Caterina da Siena – in una festività nazionale a tutti gli effetti, con piena equiparazione a quelle già previste dalla legge n. 260/1949.  Ciò significa, per il mondo del lavoro, che la giornata rientrerà tra i giorni festivi con assenza  retribuita 

Per i lavoratori, quindi, la festività avrà un impatto concreto: il 4 ottobre entrerà ufficialmente in busta paga come giorno festivo. Chi ha diritto alla retribuzione festiva vedrà riconosciuto questo giorno come parte dell’orario di lavoro, con effetti economici analoghi a quelli delle altre festività nazionali come il 1° maggio o il Natale.

 

4 ottobre, una festa che torna dopo decenni

Dopo decenni di assenza dal calendario ufficiale, il 4 ottobre si prepara a tornare festa nazionale. La scelta non è casuale: nel 2026 cadrà l’ottavo centenario della morte di San Francesco e il provvedimento mira a sottolineare i valori che la sua figura rappresenta, come la pace, la fraternità e la solidarietà. 

La festa di San Francesco non è una novità assoluta. Già nel 1958 era stata riconosciuta come solennità civile, con bandiere esposte negli edifici pubblici e riduzione dell’orario di lavoro. Tuttavia, nel 1977 molte ricorrenze furono eliminate dal calendario con la Legge 5 marzo 1977, n. 54, per contenere i costi e aumentare la produttività. Tra queste, anche il 4 ottobre, insieme ad altre come l’Epifania e il Corpus Domini.

Negli anni successivi, la ricorrenza è rimasta come “giornata della Pace” con celebrazioni nelle scuole, ma senza effetti concreti sul lavoro o sugli stipendi. Con la nuova legge, invece, il 4 ottobre ritroverà lo status di vera e propria festa nazionale, con conseguenze anche sul piano retributivo per chi lavora in aziende pubbliche e private.

 

Lavoro e giorni festivi: le regole

Dal punto di vista operativo, la festività del 4 ottobre seguirà le stesse regole generali già in vigore per le altre giornate festive. 

Quando la data cade in un giorno lavorativo infrasettimanale, i dipendenti hanno diritto all’astensione dal lavoro con conservazione della retribuzione. Se invece il dipendente presta servizio nella giornata festiva, il datore di lavoro deve corrispondere il trattamento economico previsto per il lavoro straordinario festivo, con o senza riposo compensativo, La disciplina si estende anche ai periodi di assenza per malattia o maternità  e cassa integrazione.

Dal punto di vista fiscale e contributivo, il trattamento economico riconosciuto per la nuova festività è soggetto alle regole ordinarie, concorre al calcolo del TFR e dei ratei di mensilità aggiuntive.

 

Festività nazionale, patronale o religiosa: cosa cambia

La differenza tra festa nazionale, patronale o celebrazione religiosa è importante da capire. Le feste nazionali comportano sospensione delle attività lavorative e impattano direttamente sulla programmazione lavorativa. Le feste patronali o altre celebrazioni, invece, hanno un carattere più locale e spesso non comportano riposo obbligatorio.

Con l’introduzione del 4 ottobre come festività nazionale, il numero complessivo dei giorni festivi riconosciuti a livello nazionale sale a dodici. 

Per chi ama programmare week-end lunghi e ponti, questo giorno offre nuove possibilità di pausa, da pianificare magari in anticipo in linea con quanto già avevamo fatto con il calendario lavorativo del 2025.

 

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