Le norme

I percorsi della filiera formativa tecnologico-professionale 4+2 sono diventati ordinari

Settembre 2025 si apre con una novità importante per il mondo della scuola e del lavoro: il modello 4+2 della filiera formativa tecnologico-professionale non è più una sperimentazione, ma entra a pieno titolo nell’ordinamento, dopo l’ok del Consiglio dei Ministri al Dl Scuola. Una scelta che promette di cambiare non solo il percorso degli studenti, ma anche le prospettive occupazionali di chi domani sarà alla ricerca di un lavoro qualificato.

 

Cos’è il percorso 4+2 e come funziona

Il modello 4+2 detto anche filiera formativa, prevede quattro anni di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico o professionale, seguiti da due anni negli ITS Academy (gli Istituti Tecnologici Superiori). 

La misura rafforza il collegamento tra Istituti tecnici e professionali (che arrivano al diploma in quattro anni e non più in cinque) e gli ITS Academy (due anni di eventuale specializzazione) delineando un percorso formativo capace di rispondere ai talenti degli studenti e ai fabbisogni del sistema produttivo, favorendo la ricerca e l’innovazione tecnologica. In pratica, si crea un percorso unitario che collega il diploma con la formazione terziaria professionalizzante.

Questo significa ridurre i tempi della scuola superiore, accelerare l’ingresso dei ragazzi nella formazione avanzata e, soprattutto, garantire competenze più aderenti alle richieste del mercato del lavoro.

 

Perché è una riforma che riguarda anche chi lavora

La trasformazione non interessa solo studenti e famiglie, ma tocca da vicino chi già lavora o chi sta cercando nuove opportunità. Avere una filiera più corta e mirata significa immettere sul mercato figure tecniche qualificate con maggiore rapidità. E chi oggi è in azienda si troverà a collaborare con nuove leve formate in stretto raccordo con le imprese.

Inoltre, i percorsi ITS hanno sempre più partnership con il mondo produttivo: stage, tirocini e progetti aziendali fanno parte del pacchetto. Questo rafforza l’idea che formazione e lavoro non siano mondi separati, ma un continuum.

 

Cosa cambia per studenti e lavoratori di domani

Con l’ordinamento 4+2 si delinea un modello chiaro: meno anni di scuola “generale” e più esperienza tecnica, laboratoriale e pratica. Per chi entrerà nel mercato del lavoro nei prossimi anni, questo significa poter contare su competenze certificate e immediatamente spendibili.

Per le aziende, invece, vuol dire avere a disposizione giovani pronti a inserirsi in contesti produttivi senza dover colmare enormi gap di formazione. La parola chiave diventa “occupabilità”: una scuola più vicina al lavoro riduce i tempi di inserimento e aumenta la corrispondenza tra domanda e offerta.

 

Una risposta alla carenza di profili tecnici

Il mercato del lavoro italiano soffre da anni di un forte mismatch: ci sono posti vacanti che non trovano candidati con le giuste competenze. Meccanica, informatica, logistica, energia, chimica: settori che faticano a reclutare anche in un contesto di disoccupazione giovanile.

Il 4+2 prova a dare una risposta concreta a questo squilibrio. Anticipando il contatto con il mondo delle imprese e specializzando prima i ragazzi, si punta a ridurre quel vuoto di competenze che da tempo penalizza la competitività del Paese.

 

Opportunità anche per chi non è più studente

Non bisogna pensare al 4+2 solo come una novità per i più giovani. La filiera tecnologico-professionale, infatti, apre spazi anche per chi vuole riqualificarsi. ITS e percorsi professionalizzanti sono di solito accessibili anche agli adulti, e diventano una chance per chi vuole rimettersi in gioco in settori in crescita.

In un mondo del lavoro che cambia rapidamente, avere percorsi più agili e focalizzati sulle competenze pratiche è un vantaggio per chiunque voglia non escludere nuove opportunità professionali.

 

Una scommessa sul futuro

La scelta di rendere ordinario il modello 4+2 non è solo una riforma scolastica, ma un investimento sul futuro del lavoro. Ridurre la distanza tra scuola e impresa, anticipare i tempi di formazione tecnica e professionalizzare di più le nuove generazioni significa preparare il Paese a sfide globali che si vincono solo con il capitale umano.

 

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