Le norme

Bonus pensioni: esentasse e in busta paga per dipendenti pubblici e privati con il Bonus Giorgetti

Nel contesto delle novità previdenziali del 2025, è arrivato l’incentivo al posticipo del pensionamento, il cosiddetto Bonus Giorgetti o bonus pensioni: una misura pensata per chi lavora e raggiunge i requisiti per la pensione anticipata ma sceglie di restare in servizio. 

Questo incentivo, che è parte integrante della legge di Bilancio 2025, introduce opportunità concrete per aumentare il netto in busta paga, ridurre l’imposizione fiscale su alcune voci salariali, e rinviare il pensionamento mantenendo alcuni vantaggi. L’obiettivo è dare più libertà di scelta e rendere “più dolce” il restare al lavoro qualche mese in più.

 

Che cos’è il Bonus Giorgetti

Il Bonus Giorgetti o bonus pensioni, è l’incentivo al posticipo del pensionamento introdotto con la Legge di Bilancio 2025 (legge 30 dicembre 2024, n. 207), attuato dall’INPS con la circolare n. 102 del 16 giugno 2025. 

La misura consente ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o a forme sostitutive o esclusive, che entro il 31 dicembre 2025 maturino i requisiti per la pensione anticipata flessibile o la pensione anticipata ordinaria, di scegliere di continuare a lavorare. In cambio, possono rinunciare all’accredito della quota contributiva IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) a loro carico, che verrà invece “spostata” nella retribuzione mensile come quota aggiuntiva. 

Questa quota è esentasse, vuol dire che non concorre a formare il reddito imponibile ai fini IRPEF, perciò finisce “pura” in busta paga. Il datore di lavoro continua a versare la propria parte di contributi. 

 

A chi spetta e quali sono i requisiti

Possono accedere al Bonus Giorgetti i lavoratori dipendenti pubblici e privati che soddisfano condizioni ben precise. Il requisito fondamentale è che entro il 31 dicembre 2025 si maturino i presupposti per la pensione anticipata flessibile oppure per la pensione anticipata ordinaria. Per molti uomini questo significa aver raggiunto 42 anni e 10 mesi di contributi, per le donne 41 anni e 10 mesi, oppure rispettare le regole di Quota 103.

Non possono accedere al bonus quelli che sono già titolari di una pensione diretta, salvo chi riceve un assegno di invalidità, né chi ha già raggiunto l’età della pensione di vecchiaia.

 

Entrata in vigore e come si applica in busta paga

La norma è già operativa, ma l’effetto in busta paga arriva in momenti diversi a seconda del settore. Per i lavoratori del settore privato il Bonus Giorgetti è visibile in busta paga a partire da settembre 2025. Per i dipendenti pubblici l’inizio dell’erogazione è programmato da novembre 2025.

Il datore di lavoro dovrà modificare la trattenuta della quota contributiva IVS a carico del lavoratore: invece di versarla all’INPS, quella parte rimane nel cedolino del lavoratore come voce aggiuntiva. Poiché la somma è esentasse (non concorre al reddito imponibile), il netto percepito aumenta. 

 

Quanto aumenta il netto: qualche esempio concreto

Il beneficio economico dipende molto dal livello dello stipendio e dalla categoria (pubblico o privato). Nel settore privato la percentuale che normalmente il lavoratore versa come contributo IVS è del 9,19% della retribuzione lorda; nel pubblico è leggermente inferiore, intorno all’8,89%, ma con modalità simili.

Per fare un esempio, con uno stipendio lordo mensile di 2.000 euro il Bonus Giorgetti può tradursi in un incremento netto (esente), di circa 183-€ al mese. Con stipendi più alti, proporzionalmente, l’aumento è maggiore: con 2.500 euro lordi si sale a quasi 230-€, con 3.000 euro lordi a più di 270-€. 

 

Punti da valutare: vantaggi e “costi nascosti”

Il Bonus Giorgetti è certamente vantaggioso per chi desidera restare al lavoro qualche tempo in più. Il vantaggio economico immediato è reale: aumento in busta paga, esenzione fiscale, disponibilità economica più elevata nel breve periodo. È pensato per dare supporto proprio a chi, pur potendo andare in pensione anticipata, decide di rimandarla.

Ma non tutto è solo guadagni. Il fatto di rinunciare alla quota contributiva a carico del lavoratore significa che il montante contributivo futuro sarà un po’ più basso. Ciò può tradursi in una pensione leggermente inferiore, in particolare per chi poi starà tanti anni in pensione. È una scelta che richiede di capire quanto tempo manchi alla pensione, quanto si guadagna oggi rispetto al potenziale pensionamento, e soprattutto valutare l’equilibrio tra il netto che entra subito e quello che ci si aspetta dopo.

Un altro aspetto da non trascurare è che la domanda va fatta, che serve verificare tutti i requisiti contributivi, che non si abbia già presentato la domanda per pensione diretta, e che non ci siano impedimenti normativi. Nel pubblico, le tempistiche sono un po’ più lunghe per l’applicazione del bonus; inoltre, il lavoratore può rinunciare all’incentivo se cambia idea, ma questo determina l’immediato diritto alla pensione, anche se in tal caso si perdono gli effetti del bonus per il periodo residuo. 

 

Ti è paciuto questo articolo?

Se vuoi rimanere aggiornato sulle novità del mondo del lavoro: Iscriviti a InfoJobs

Lascia un Commento

Il commento è stato inviato con successo. Sarà pubblicato dopo la revisione del Team di InfoJobs.
Si è verificato un errore durante l'invio del commento. Si prega di riprovare.

Articoli Correlati