Quando si cerca lavoro, quando si lavora già, o quando si sta valutando un cambiamento importante (nuova azienda, investimento, progetto autonomo…), conoscere la propria salute finanziaria è fondamentale. Uno strumento chiarissimo per farlo, anche se spesso usato nell’ambito aziendale, è la posizione finanziaria netta (PFN). Questo articolo spiega in modo semplice cosa misura davvero, come calcolarla, e perché anche chi non è imprenditore dovrebbe saperne qualcosa.
Che cosa misura la Posizione Finanziaria Netta
La Posizione Finanziaria Netta è un indicatore che confronta le risorse finanziarie immediatamente disponibili (liquidità, crediti finanziari, investimenti che si possono liquidare) con i debiti finanziari (mutui, prestiti, leasing, debiti verso banche, obbligazioni).
In pratica risponde a questa domanda: «Se dovessi saldare tutti i miei debiti finanziari oggi, quanto mi resta (o quanto mi manca)?» Se le attività finanziarie superano i debiti, significa che c’è un margine di sicurezza: liquidità pronta e mezzi per far fronte agli obblighi. Se invece i debiti prevalgono, vuol dire che la posizione finanziaria è “in rosso”, e può crescere il rischio — specie se qualcosa va storto.
Un calcolo che interessa tutti
La PFN sembra roba da “bilanci aziendali”, ma molti concetti valgono per tutti: per un professionista, per chi sta valutando un’offerta di lavoro, una collaborazione da freelance, un mutuo o un investimento personale. Capire la propria PFN aiuta a:
- valutare se ci si può permettere un prestito, una rata, un investimento;
- capire quanto margine di rischio c’è in caso di imprevisti di reddito o spese;
- negoziare con più consapevolezza (ad esempio se si chiede un anticipo, un benefit finanziario, o una stabilità economica maggiore);
- capire verso quale situazione puntare: più liquidità o meno debiti.
Come si calcola la Posizione Finanziaria Netta
Non serve essere contabili per fare il calcolo: basta raccogliere alcune voci che spesso sono già note o facilmente reperibili. La formula di base è:
PFN = Attività finanziarie – Passività finanziarie
Quali voci considerare
- Attività finanziarie: liquidità immediata (cassa, conti correnti bancari), crediti finanziari (se esistono), investimenti a breve termine che possono essere venduti o convertiti rapidamente in denaro.
- Passività finanziarie: tutti i debiti che comportano un onere finanziario e che vanno restituiti – mutui, prestiti, leasing finanziario, obbligazioni. Sia quelli con scadenza breve (entro 12 mesi) che quelli a medio-lungo termine.
Cosa non includere
Vanno escluse le voci operative che non sono “finanziarie” nel senso stretto: debiti verso fornitori, crediti da clienti, costi da pagare relativi all’attività quotidiana, etc. Non fanno parte del calcolo della PFN perché non sono debiti finanziari “da rimborsare” con interessi nel senso che interessano gli “strumenti finanziari”.
Esempio pratico
Immaginiamo una persona con le seguenti voci:
- Disponibilità liquide e conti correnti: 10.000 €
- Crediti finanziari (breve termine, liquidabili): 5.000 €
- Debiti finanziari a breve termine (mutuo, prestiti, leasing): 8.000 €
- Debiti finanziari a lungo termine: 20.000 €
PFN = (10.000 + 5.000) – (8.000 + 20.000) = – 13.000 €
In questo caso il risultato è negativo: vuol dire che i debiti finanziari superano le risorse finanziarie immediate, per 13.000 €. Non è “catastrofico”: significa che sarebbe utile ridurre il debito, trovare più liquidità, o comunque gestire con attenzione spese e impegni futuri.
Come interpretare il risultato
Il segno (positivo o negativo) della PFN non è tutto: conta il contesto, le prospettive e le dimensioni.
- Se la PFN è positiva (attività finanziarie > debiti finanziari), significa che la base finanziaria disponibile è sufficiente per coprire gli obblighi. C’è margine di sicurezza.
- Se è negativa, significa che esistono debiti che non sono immediatamente coperti da risorse liquide. Serve guardare con attenzione: è un campanello che può diventare allarme in caso di calo di reddito, spese impreviste o maggiore difficoltà di accesso al credito.
Un altro passo utile: confrontare la PFN con altri parametri, come il reddito netto, il flusso di cassa, le entrate annuali, o – per chi ha un’attività – l’EBITDA aziendale. Perché una PFN negativa può essere “gestibile” se il reddito è stabile, se c’è margine per migliorare, se le spese fisse sono sotto controllo.
Limiti e attenzione
La posizione finanziaria netta è un indicatore prezioso, ma va sempre letta con un certo senso critico perché presenta anche dei limiti. Prima di tutto è una misura “fotografica”, cioè restituisce l’immagine di un momento preciso senza raccontare come le cose potrebbero evolvere nel futuro. Una PFN negativa oggi, ad esempio, non significa che resterà tale: entrate aggiuntive, costi ridotti o la rinegoziazione di alcuni debiti possono migliorare sensibilmente la situazione nel giro di poco tempo.
Un altro aspetto da considerare è che non tutta la liquidità indicata nei calcoli è davvero disponibile. Alcuni conti correnti possono essere vincolati, certi crediti potrebbero tardare a trasformarsi in denaro contante, così come alcuni investimenti non sempre sono liquidabili in tempi rapidi.
Va inoltre ricordato che la PFN non tiene conto dei costi operativi futuri: anche in presenza di un risultato positivo, se le spese previste sono molto elevate o il reddito non è garantito, il quadro complessivo rischia di cambiare in fretta.
Infine, il contesto personale o professionale gioca un ruolo fondamentale nell’interpretazione dei dati. La stessa PFN può avere un significato completamente diverso per un dipendente con uno stipendio fisso, per un freelance che vive di progetti variabili o per un imprenditore con un’attività da sostenere. Ciò che appare sostenibile per uno, per un altro potrebbe rivelarsi una condizione gravosa.
Cosa fare se la PFN è negativa… o troppo “in rosso”
Essere in una situazione in cui la posizione finanziaria netta è negativa non significa dover rinunciare, ma piuttosto imparare ad agire in modo mirato.
Una prima strada consiste nel rivedere le spese fisse, individuando quelle che possono essere alleggerite senza compromettere la qualità della vita o la produttività quotidiana.
Parallelamente, può essere utile accelerare gli incassi laddove possibile: chiedere condizioni di pagamento migliori, sollecitare anticipi o organizzare una fatturazione più rapida permette di aumentare la liquidità disponibile.
Anche valutare strumenti finanziari alternativi, più flessibili o meno costosi, può fare la differenza nella gestione dei debiti.
Allo stesso tempo, costruire un piccolo fondo di sicurezza dedicato agli imprevisti aiuta a ridurre il rischio e a mantenere un margine di tranquillità. Infine, pianificare un miglioramento delle entrate attraverso nuove opportunità lavorative o percorsi di formazione che aprano a incarichi meglio retribuiti può trasformare una situazione complicata in un’occasione di crescita e di cambiamento positivo.
Capire la propria posizione finanziaria netta significa prendersi cura della propria libertà di scelta: saper dire sì a una offerta migliore, decidere se è il momento giusto per cambiare, valutare rischi che altrimenti resterebbero nascosti. Anche se non si è imprenditori, ma si lavora per altri o si cerca lavoro, questo indicatore permette di muoversi con più consapevolezza. Fare un piccolo bilancio personale/aziendale, confrontarsi con numeri reali, può fare la differenza.