Le dinamiche aziendali cambiano forma e sostanza. La digitalizzazione dei processi e le nuove tecnologie incentivano un’organizzazione del lavoro più flessibile. I primi effetti di questi cambiamenti sono evidenti già nella trasformazione degli spazi di lavoro.
Secondo un’indagine InfoJobs su un campione di 1800 candidati, il 68% dei dipendenti si dichiara pronto a non avere più una scrivania fissa, anche se gli stessi intervistati ammettono di essere affezionati al proprio spazio personale. Pronti ma con qualche rimpianto: per il 40% lo spazio personale dove riporre documenti e oggetti personali, per il 26% il collega con cui per anni si è condiviso la postazione e per il 7% gli oggetti e le foto portati da casa o accumulati negli anni di lavoro.
Dunque la scrivania rappresenta per molti uno spazio rassicurante, di condivisione con i colleghi di una vita.
Gli spazi dei flexible workers non hanno pareti ne’ confini. Si tratta di grandi open space, di co-working, di caffetterie dotate di wi-fi o del salotto di casa propria. E se da un lato questi nuovi spazi a volte possono risultare un po’ rumorosi, dall’altro consentono di entrare in contatto con tante persone che svolgono professioni differenti e di stabilire un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata, con un impatto più che positivo sulla produttività.
Non più di 3 anni fa l’Italia era il fanalino di coda dello smart working in Europa ad oggi invece si registrano dati confortanti sulle prospettive delle aziende; il 94,5% considera il lavoro agile un vantaggio competitivo e il 70% delle aziende intervistate prevedono di attuarlo entro il 2024.
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